Vaccino anti-Covid19 e vitiligine: ci sono controindicazioni?

In questi giorni molti pazienti ci chiedono informazioni riguardo a controindicazioni ed eventuali problematiche legate alla somministrazione del vaccino anti-Covid19 per i soggetti affetti da vitiligine. La relazione tra vaccini e malattie autoimmuni è oggetto di numerosi studi, i cui risultati mostrano che in alcuni casi può verificarsi un peggioramento della sintomatologia di queste patologie. La possibile insorgenza di reazioni peggiorative non giustifica comunque la scelta di non sottoporsi alla vaccinazione, come afferma chiaramente l’Eular (European Alliance of Associations for Rheumatology) nelle raccomandazioni per la vaccinazione nei pazienti adulti e con malattie autoimmuni, pubblicate nel 2019.

Possiamo confermare che nell’ultimo periodo presso l’Istituto Dermacademy abbiamo visitato circa 200 di pazienti vaccinati contro il Covid19 e in nessun caso abbiamo riscontrato un peggioramento della patologia, al momento.

Ad oggi l’esperienza di vaccini basati su mRNA nei pazienti con autoimmunità è troppo ridotta per trarre conclusioni in merito alla loro sicurezza ed efficacia, come spiega un articolo pubblicato sul sito dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, nonostante non ci siano “dati diretti degli effetti della vaccinazione su queste persone, è però ragionevole supporre che, facendo un bilancio tra rischi e benefici, anche in questi pazienti la vaccinazione porti dei vantaggi”.
L’indicazione dell’Istituto Mario Negri è quella di consentire la vaccinazione contro il Covid19 ai pazienti immunocompromessi, andando sempre a valutare ogni singola situazione insieme al medico curante, la figura che meglio conosce lo stato di salute del paziente.
In assenza di dati specifici che derivano da studi clinici condotti su soggetti affetti da patologie autoimmuni, è utile riportare alle indicazioni fornite dagli specialisti dell’Istituto Mario Negri, pubblicate sul sito ufficiale.

Vaccini Covid-19 possono attivare il sistema immunitario in modo sicuro?

Secondo le principali società scientifiche, i vaccini attualmente usati nella campagna del Ministero della Salute, sono vaccini a mRNA e quindi non contengono virus “vivi attenuati” ma solo frammenti di questa molecola. Questo riduce le preoccupazioni sulla loro sicurezza se somministrati a persone immunocompromesse. Come per qualsiasi cosa, però, occorre monitorare attentamente i pazienti appartenenti a questa categoria quando si sottoporranno alla vaccinazione.
Occorre poi considerare anche un altro aspetto. Molte malattie autoimmuni o infiammatorie sono caratterizzate da fasi di riacutizzazione dei sintomi e dei segni, durante le quali in genere si interviene con un potenziamento o una ripresa delle terapie. Sebbene non vi siano ancora dati derivanti da studi clinici, gli specialisti ritengono non opportuno sottoporre i pazienti a vaccinazione durante i periodi in cui la malattia si manifesta di nuovo in fase più acuta: occorre, quindi, attendere un suo miglioramento.

I pazienti in cura con farmaci antinfiammatori e immunosoppressori devono sospendere la terapia in vista della vaccinazione o possono proseguirla?

Anche per questa domanda non c’è una risposta sicura, perché non c’è esperienza che derivi dagli studi clinici condotti su pazienti con malattie autoimmuni o infiammatorie.
Comunque, secondo gli esperti la somministrazione di farmaci immunosoppressori in concomitanza della vaccinazione potrebbe ridurre la risposta al vaccino. Per precauzione, quindi, si suggerisce di sospendere la terapia o di rinviarla se questo non compromette la condizione del paziente.
Questa valutazione spetta in ogni caso al medico curante. Resta tuttavia difficile stabilire quanto dovrà durare la sospensione.

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